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San Benedetto dei Condotti

La storia di questo luogo inizia a qualche chilometro da Perugia, sulla collina di Monte Malbe.

Nel XIV secolo una comunità di francescani si era insediata su questo colle e vi aveva costruito un eremo con una chiesetta, chiamata S. Maria del Sasso. Questi frati appartenevano alla corrente detta dei Fraticelli, che contestava il crescente potere politico ed economico dell'Ordine francescano e voleva tornare agli ideali di S. Francesco, ritenendoli traditi; i Fraticelli criticavano anche la Chiesa, la giudicavano una istituzione ormai corrotta, e questo costò loro processi, persecuzioni e accuse di eresia. La comunità di Monte Malbe godeva dell'appoggio del vescovo di Perugia tuttavia anche i suoi membri risentirono del clima turbolento della seconda metà del '300, epoca funestata dalla peste nera e da guerre continue; il territorio di Perugia in particolare era sconvolto da aspre lotte tra opposte fazioni che si contendevano il controllo della città e dei castelli vicini, a causa di ciò le campagne brulicavano di bande di mercenari dediti ai saccheggi e alle violenze. Furono forse tali motivi che spinsero i nostri frati a chiedere al vescovo di Perugia un posto dove ritirarsi dentro le mura cittadine, così fu loro dato "un picciuol luogo in Porta S. Angelo, dove essi provvidero a costruire con le proprie mani una piccola chiesa e un convento". Le fonti storiche non ci dicono in quale data precisa ciò avvenne ma nel 1372 i religiosi furono tra i beneficiari di un testamento di una nobildonna del Borgo S. Angelo, quindi la loro presenza doveva essere già consolidata da almeno qualche anno. La chiesa fu chiamata S. Maria Novella, ma verrà indicata spesso, nei decenni seguenti, coi nomi di S. Maria de acquae ductum, o de conducto, per via del fatto che sorgeva (e sorge tutt'ora) proprio in cima al tratto cittadino del vecchio acquedotto. I frati si integrarono molto bene nel borgo, furono spesso beneficiari di testamenti e donazioni e fecero da testimoni in numerosi processi. Nel 1422 la comunità entrò nell'Ordine degli Agostiniani, e negli stessi anni iniziò presumibilmente la decorazione pittorica della chiesa con un ciclo di affreschi che, in parte, è visibile ancora oggi; nel '500 fu invece realizzato lo splendido pavimento in maiolica di Deruta che possiamo tuttora ammirare. Nel 1644 i frati vennero mandati via per far posto alle suore Silvestrine; furono loro a dividere in due la chiesa (una parte aperta ai fedeli e l'altra riservata alla clausura), fecero decorare le volte e cambiarono il nome del complesso per dedicarlo a San Benedetto, loro patrono (da qui il nome odierno: San Benedetto dei Condotti). Nel 1820, ormai rimaste in poche, le Silvestrine vennero spostate nel vicino convento della Beata Colomba, e a San Benedetto venne istituito un orfanotrofio; la chiesa diventò in seguito parrocchia e tale rimase fino agli anni '70 del novecento, quando infine fu chiusa. Dopo decenni di oblio sono arrivati i recenti lavori di restauro che hanno avuto il merito di restituire alla città di Perugia uno dei suoi più preziosi gioielli dimenticati, e hanno offerto un'altra degna sede al suggestivo Museo degli Antichi Strumenti Musicali.

Tutti i critici sono d'accordo nel ritenere il ciclo di affreschi di S. Benedetto dei Condotti un piccolo, affascinante compendio della pittura perugina del '400 e dei primi dei '500; purtroppo però le attribuzioni sono molto difficoltose, vista la mancanza di opere autografe e documenti scritti. L'unica opera di cui si può senza dubbio stabilire l'autore è la Visione di S. Brigida, attribuita ad Ottaviano Nelli, pittore eugubino molto attivo a Perugia e in tutta l'Umbria. Il soggetto dell'affresco è piuttosto raro, si rifà alla visione della Natività di Gesù che la santa Brigida di Svezia racconta di aver avuto a Gerusalemme; nell'impostazione ricorda molto la Natività che il Nelli dipinse per la cappella di Palazzo Trinci, a Foligno, nel 1424. E verso Palazzo Trinci hanno guardato con attenzione molti studiosi anche per via di altre somiglianze stilistiche, ad esempio, tra alcuni santi affrescati a San Benedetto e le figure della Sala dei Giganti, ambiente tra i più notevoli del palazzo folignate; si è portati a credere che qualcun altro dei pittori che lavorarono al complesso dei Trinci, sotto la supervisione di Gentile da Fabriano, si sia spostato in seguito a Perugia.
Sono stati fatti poi i nomi di Baldassarre Mattioli per due figure di santi (Margherita di Antiochia e un Santo cavaliere) e di Pellegrino di Giovanni per una crocifissione frammentaria; si attribuiscono a un ignoto seguace di Giannicola di Paolo una Annunciazione e un S. Nicola da Tolentino, e si ritengono opera della cerchia di Fiorenzo di Lorenzo gli affreschi più recenti, datati 1523, raffiguranti i santi Rocco, Girolamo e Sebastiano; infine qualcuno ha voluto vedere la mano di Lazzaro dè Taldi (bisnonno di Giorgio Vasari) nella figura, parecchio rovinata, di un S. Bernardino da Siena.

Cospicuo è il numero delle opere un tempo presenti a S. Benedetto e ora esposte alla Galleria Nazionale dell'Umbria: una Crocifissione affrescata in un ambiente non identificato e staccata nel 1931, che si ritiene opera del marchigiano Jacopo Salimbeni, tra i pittori più importanti attivi in Umbria in quel periodo, insieme al fratello Lorenzo; un polittico dipinto su tavola raffigurante la Madonna in trono col bambino, con ai lati i santi  Agostino, Giovanni Battista, Liberatore e Agata (noto come Polittico di S. Agata) firmato Lello da Velletri; una Adorazione dei Magi, opera di Domenico Alfani, realizzata nel 1545 (questo dipinto fu commissionato all'Alfani insieme ad un altro, raffigurante la Visitazione di Maria, attualmente esposto al Louvre; le due opere costituivano il recto e il verso di una doppia pala d'altare, per la cui realizzazione era stato chiamato anche Giannicola di Paolo, che però morì poco dopo aver ricevuto la commissione, lasciando a Domenico Alfani il compito di portarla a termine da solo). Anche la deliziosa Madonna della Consolazione, dipinta dal Perugino tra il 1496 e il 1498, si trovava a San Benedetto, o meglio nella sua cripta che era la sede di una delle numerose società di penitenti perugini, la Confraternita di S. Maria Novella, detta anche della Consolazione; furono appunto i suoi membri a commissionare l'opera al Vannucci, che li ritrasse come oranti ai piedi della Madonna. Il dipinto però rimase pochi anni in questo luogo perché nel 1500 la Confraternita si spostò in un oratorio poco distante, realizzato per offrire una sede più degna sia ai confrati che al capolavoro del Perugino (questo edificio è giunto fino a noi, seppur rimaneggiato e destinato ad altri usi,  ed è molto caro agli abitanti del borgo: si tratta della Sala Miliocchi).

Gabriele Cavallaro

Collezione di Strumenti musicali Antichi

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